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Recensione Gravel – PlayStation 4

Publisher:  Milestone
Sviluppatore: Milestone
Engine: Unreal Engine
Lingua: Italiano
Genere: Auto
Giocatori: 1-8
PEGI: 
Link: https://store.playstation.com/it-it/product/EP4356-CUSA07863_00-GRAVELFULLGAME00
Extra: 

Corri in mezzo alla ghiaia in un gioco che sembra un rave! Gravel realizzato dall’italiana Milestone, software house conosciuta nel mondo per i giochi sportivi di corsa, arriva su PlayStation 4, Xbox One e PC portando sui video dei vostri monitor o televisore un gioco che ci ha portato in dietro nel tempo quando in sala giochi dominava Sega Rally. Per la cronaca, gravel in inglese sighifica ghiaia, e se togliete la prima e ultima lettera di Gravel vi rimane rave!

Come avrete capito Gravel è arcade. Nessuna simulazione o paramentri da impostare per avere un assetto perfetto, ma pura e semplice corsa adrenalinica attraverso variati paesaggi che spaziano in tutti i terreni duri e soffici, condizioni climatiche comprese.

In Gravel potrete cimentarvi in diverse gare, laddove dovrete correre da un punto di partenza ad un punto di arrivo (e in alcune gare passando necessariamente attraverso dei checkpoint), oppure effettuare alcuni giri sul medesimo tracciato. Nessun open world (meglio così), ma percorsi ben tracciati sia all’aperto che indoor, questi ultimi decisamente ostici, almeno a quello che abbiamo potuto provare noi.

Prima di cimentarsi nella modalità principale, è consigliabile testare la propria abilità di guida correndo in modalità libera. Apprenderete come dosare l’accelleratore , a derapare (fondamentale) e a come dosare il freno, azione indispensabile visto la presenza di alcune curve anche a gomito.

Tutti i tracciati sono percorribili scegliendo se mantenere solo i danni estetici o reali. Sinceramente abbiamo giocato esclusivamente con i danni reali attivati, tanto per non correre il rischio di affrontare le gare in modalità autoscontro senza preoccuparci delle coseguenze. Invece le conseguenze si sentono, soprattutto quando si andrà a sbattere contro il tronco di un albero, o un new jersy o anche un altra vettura. Vero è che è possibile attivare il rewind, ovvero tornare indietro nel tempo per qualche secondo, ma è una possibilità che non abbiamo mai sfruttato (se non fosse la prima volta, per vedere il funzionamento), in quanto solitamente abbiamo preferito ingranare la retromarcia e ripartire.

Come era lecito aspettarsi il gioco presenta delle leghe completamente di fantasia (Cross Country, Speed Cross, Stadium Circuit  e Wild Rush) e i tracciati verranno sbloccati mano a mano che riuscirete a piazzarvi nelle prime posizioni, preferibilmente sul podio.Con un po’ di sterzate e giuste accellerazioni riuscirete anche proseguendo nel gioco a sbloccare nuove livree più aggressive per le auto,e nel caso di piazzamenti positivi arriverete ad affrontare il boss di livello. Questa star del circuito è quello che si oppone alla vostra carriera. Riuscendo a vincere otterete l’acesso alla lega sucessiva. A proposito delle gare, alcune sono singole, altre invece saranno formate da più circuiti da affrontare uno dopo l’altro, preferibilmente con successo.

Le ambientazioni come suddetto sono varie. Ci sono piaciute tutte ma vogliamo segnalare piccoli tocchi, come il segno dei pneumatici e l’acqua che schizza sul vetro nel caso vi imbatteste in acqua sia dolce che salata.

Quello che abbiamo trovato un po’ lungo sono i caricamenti. Per iniziare un nuovo tracciato è necessario circa un minuto (PlayStation normale, non Pro), mentre reiniziare il medesimo tracciato una volta caricato è decisamente più veloce.

Disponibile il comparto multiplayer che non abbiamo potuto testare.

Graficamente non raggiunge i livelli eccelsi di altri concorrenti, ma nel complesso la resa finale è più che appagante. Come suddetto ci sono alcuni tocchi di classe che abbiamo apprezzato.

Il sonoro presenta il doppiaggio tutto in italiano, voce e testi.

  • 8/10
    Grafica - 8/10
  • 10/10
    Sonoro - 8,5/10
  • 8/10
    Giocabilità - 8/10
  • 8/10
    Longevità - 8/10
8/10

Riassunto

Gravel è divertente. Questo basta per convincere chi apprezza il genere e si sente orfano ad esempio di Motorstorm.